Colline di Dogliani
Terra di dolcetto, nocciole e tartufi. Una zona piacevole da percorrere in tutte le stagioni, persino in inverno quando la neve ricopre i vigneti che si alternano ai noccioleti. In cima ad una di queste colline c’è la cascina dell’azienda agricola di Anna Maria Abbona, dove lei vive con il marito ed i figli.
La signora Abbona mi riceve nella sala degustazioni, una bella stanza rustica ma elegante, a piena vetrata sui vigneti di proprietà. Bei tavoli di legno con sedie impagliate e sul retro un bancone su cui fanno bella mostra le bottiglie dei suoi vini. Ha un alone di affascinante eleganza la signora Abbona, forse per i capelli grigi portati con fine naturalezza. Affascinante quando associa le viti ai genitori, che anche in difficoltà danno tutto per i figli.
E iniziamo a parlare di vino, de L’alman (il tedesco, in dialetto piemontese): un riesling fresco, minerale, erbaceo, secco al contrario dell’ ormai famoso Jerzu di Ettore Germano, che ha sdoganato il riesling in Piemonte e ora lo produce con un leggero residuo zuccherino per ammorbidire gli aspetti duri di questo interessante vitigno, i cui vini negli anni offrono notevoli aromi di idrocarburi e smalto.
La nascetta, o nas-cëtta in piemontese, è un vitigno autoctono riscoperto negli anni ’90 che sta dando notevoli soddisfazioni a chi in Piemonte lo vinifica: e l’interpretazione che ne da Abbona restituisce intensi profumi floreali e fruttati, lasciando in bocca un piacevole finale fresco. Mi suggerisce un abbinamento con le sue nocciole della pregiata qualità ‘tonda gentile’, che messe in tavola snocciolate quasi inebriano con il loro intenso dolce profumo. Esperienza di abbinamento eccezionale!
Per non parlare dei dolcetti: un crescendo di sensazioni olfattive partendo dal dolcetto base e dal Dogliani Sorì dij Out per passare al Dogliani San Bernardo superiore che oltre all’inteso profumo di frutta scura, amarena, prugna, esprime note di frutta sotto spirito e sensazioni balsamiche, per concludere il ‘giro’ dei dolcetti con il Dogliani superiore Maioli, che a tutte le sensazioni precedenti aggiunge note speziate di pepe.
Il marito ci raggiunge per un fugace ma gentile saluto, perché deve andare in vigna, e ci apprestiamo ad assaggiare il Barolo, re dei vini, vino dei re. Insieme al marito hanno rilevato vigne di uva nebbiolo nelle zone ammesse per la vinificazione in Barolo e ora producono un vino che, nella consueta intensità di profumi che contraddistingue tutta la produzione non solo vinicola, offre note balsamiche che si affiancano a sentori freschi di sottobosco e fiori secchi; in bocca il tannino, seppur giustamente presente, non ‘allappa’ esageratamente e fa si che la beva sia già molto piacevole, nonostante il 2013 sia la prima annata di commercializzazione.
È l’ora dei saluti (e di qualche acquisto di queste bottiglie che aperte riempiono sempre di aromi piacevoli la zona circostante), e mi viene in mente il titolo di quello stupendo film con Al Pacino che, cieco, balla con una ragazza seguendone il profumo, ‘Profumo di donna’.