Il primo weekend di dicembre 2018 ha confermato che Parigi è l’ombelico del mondo del vino: sul treno verso la capitale francese incontro Camillo Favaro, grande viticoltore di erbaluce e non solo, il quale sta andando ad un evento di presentazione dei suoi vini; il 2 ed il 3 dicembre Sergio Arcuri, produttore biologico calabrese, insieme ad altri circa 80 produttori italiani, sempre biologici, ha partecipato all’evento ‘vini di vignaioli’, per promuovere il vino italiano biologico in Francia.
E poi c’è questa grande fiera mercato dei vini francesi prodotti dai Vigneron Indipendant, organizzazione che in Francia raggruppa 6000 viticoltori che non fanno parte di alcun grande gruppo enologico. E se pensate che quest’anno ricorre il quarantennale del salone, potete capire la portata e la storia di questa associazione. Sono i fratelli maggiori della FIVI di cui vi ho scritto in un altro articolo di recente.
Quest’anno sono andato durante un giorno feriale, e per fortuna sono riuscito ad assaggiare con tranquillità senza essere travolto dalla ressa di acquirenti che erano sì numerosi ma, non essendo sabato o domenica, si riusciva a girare tra le corsie, tutte ben ordinate.
Ciascuno dei circa 1100 produttori presenti è dietro un banchetto con a fianco una targa con la zona di provenienza, il nome del produttore e i nomi dei suoi vini di punta, per una comoda ed immediata verifica.
Immancabili dietro di loro le decine di scatoloni di vino che venderanno in questa quattro giorni di salone mercato: tanti visitatori arrivano con carrelli vuoti per uscire con carrelli carichi.
Tutti i produttori espongono chiaramente i prezzi ed evidenziano i vini premiati al salone o ad altri concorsi.
Grazie alla tessera da Sommeiller ho avuto un ‘verre professionel’, cioè un bicchiere un po’ più grosso di quelli piccoli (INAO) che vengono forniti all’ingresso. E questo bicchiere ha pure fatto da segno distintivo, perché alcuni produttori mi hanno subito etichettato come esperto e mi hanno chiesto cosa volessi assaggiare o sapere di loro.
Ad esempio passo , come già lo scorso anno però senza farmi riconoscere, da Serge Laporte, che produce un ottimo Sancerre, da Sauvignon Blanc, fruttato e minerale, poco vegetale e sempre senza quella nota di foglia di pomodoro, distintiva dei classici Sauvignon Blanc, esclama: ‘un bicchiere professionale! Cosa gradite assaggiare?’. Confronto il 2016 ed il 2017, e trovo questo secondo più intenso del fratello maggiore, con un’ottima sapidità ed una notevole freschezza. E la freschezza si conferma essere la caratteristica vincente di quasi tutti i vini che ho avuto modo di assaggiare, garanzia di longevità.
Il giovane dietro il banco di Chateau de la Gardine mi chiede se voglio fare un piccola verticale del loro Chateauneuf-du-pape Tradition, a base Grenache, Mourvedre, Syrah e Muscardin. Raccolgono per primo il Syrah, in due momenti distinti per cogliere gli acini al momento di miglior maturazione. Mischiano le uve prima della fermentazione, e lasciano poi il vino a riposare in parte in acciaio e in parte in barrique dal primo al sesto passaggio. Il 2016 è una esplosione di aromi, dalla frutta matura al vegetale ad una nota di pepe che rende stuzzichevole la ripezione della prova al naso, con una notevole coerenza con quanto si percepisce alla beva; fresco e leggermente sapido, lungo in bocca, ha una grande eleganza. Il 2012 è stata un’annata simile al 2016, per cui è interessante capire come potrebbe evolvere il primo vino: che si presenta allo stesso modo del 2016, con in più una nota di marmellata, ma non ancora con particolari sentori terziari, fresco come se non avesse già 5 anni; sicuramente il fatto che siano state annate piovose esalta la freschezza a scapito del tenore alcolico. È stata veramente una piccola verticale molto interessante.
Huguenot, che passo a rivedere per una analisi di prezzi, produce in Borgogna alcuni vini da Pinot Nero nella zona vocata della cote de nuit, a Gevrey-Chambertin. Tutti vini molto interessanti a prezzi che vanno dai 30 euro per un ottimo Pinot Nero, ai 40 per un Premier Cru, ai 70 euro per un Gran Cru 2016, prezzi sempre più che accettabili considerando le quotazioni dei grandi Pinot Nero di Borgogna.
Monsieur Engel, Alsaziano, produce vini bianchi che sono tutti una scoperta: il suo Pinot Bianco offre aromi di frutta esotica, con una morbidezza ed una lunghezza in bocca notevoli, sempre supportati da una sapidità e freschezza che chiamano un altro sorso. Poi mi offre un Riesling 2016 che, pur giovane, già al naso offre note di zolfo, che precorrono quelle di idrocarburo che emergeranno con l’evoluzione. E finisco con due vendemmie tardive: una un po’ troppo morbida di Gewurztraminer ed una molto equilibrata e mai stucchevole di riesling.
Si sta facendo buio ed anche quest’anno questa bella esperienza sta volgendo al termine, è ora di riprendere la strada di casa, portandosi un ricordo di ottimi vini e di una bella fiera vinicola, che dimostra una volta di più come i cugini francesi, in fatto di capacità organizzativa e commerciale nel mondo del vino, vadano seguiti.