Prima Domenica di Dicembre, come ogni anno ci organizziamo per l’immancabile pranzo a Carrù, nel periodo del Bue Grasso ed essendo di strada, decidiamo di fare visita ad Anna Maria Abbona, produttrice di Dogliani, un po’ perché incuriositi dall’articolo del nostro collega ed amico Alberto Rondolino e soprattutto per conoscere meglio il vino dolcetto.
L’azienda vinicola di Anna Maria si trova nel comune di Farigliano in frazione Moncucco, accanto alla piccola chiesa di San Bernardo, oltre i 500 metri di altitudine.
Durante il tragitto in auto i veri protagonisti sono le colline, le vigne ed i piccoli paesi completamente ricoperti da una coltre di neve, caduta abbondantemente solo due notti prima, regalando al paesaggio un’atmosfera natalizia.
Più tardi, Anna Maria ci racconterà di come questa neve sia stata così tanto attesa dagli agricoltori e dalle vigne stesse: lentamente l’umidità penetrerà nel terreno, in profondità, costituendo la riserva idrica per la prossima estate.
Fuori il paesaggio innevato e dentro una sala degustazione accogliente, una stufa accesa e una storia da ascoltare: quella di Anna Maria e del suo dolcetto.
La storia ha inizio nel 1989, quando Anna Maria decide di dedicare le sua vita alla viticoltura e di partire, senza farsi influenzare da mode produttive del momento, dal vitigno autoctono per eccellenza: il dolcetto, lo stesso che il nonno curava molto tempo prima, quando sperimentava nello storico vigneto Maioli al fine di selezionare i migliori porta innesti e cloni di dolcetto.
Anna Maria ci spiega come, per fare questo lavoro, debbano coesistere due diverse anime: quella del vignaiolo, legato al territorio, alle vigne e ai valori del mondo agricolo e quella dell’imprenditore, indispensabile per fare importanti investimenti e far crescere l’azienda in un mercato sempre più competitivo, che non permette l’emergere di un prodotto mediocre.
L’isolamento di queste terre ha permesso ad Anna Maria ed al marito di far crescere l’azienda lentamente ed in maniera organica, maturando negli anni una profonda conoscenza del territorio, delle singole vigne e dei vitigni locali.
Il vitigno dolcetto predilige i suoli calcarei e marnosi, meno le argille e le sabbie che trattengono maggiormente l’umidità, i grappoli devono ben distanziati ed arieggiati, richiedendo continue e meticolose potature, avendo il vitigno un importante vigoria vegetativa.
Il dolcetto, ci racconta, è un vitigno molto difficile e delicato, che necessita di una cura maniacale della vigna che si traduce in un gran numero di ore uomo, stimate in 400 ore uomo per ettaro, più di quanto ogni altro vitigno del posto possa richiedere.
Il vino tende a “sporcarsi” facilmente facendo emergere subito le imperfezioni dovute ad uve non sanissime e a muffe: sembrerà banale, ma per un grande Dolcetto è indispensabile portare in cantina uve sanissime, potendo così mantenere l’utilizzo di solforosa ben al di sotto dei limiti consentiti.
Anna Maria ha cercato di dedicare tutte le attenzioni per tirare fuori il massimo dalle potenzialità del vitigno, scontrandosi da un lato con i costi di produzione superiori e dall’altro con la storia di questo vino ed il pensare comune che hanno relegato il dolcetto a semplice vino da pasto.
Anche per questo è nata la DOCG Dogliani di cui Anna Maria è presidente: l’idea è di proporre un vino che per struttura, corpo e soprattutto qualità sia superiore al semplice e rustico vino quotidiano.
La degustazione inizia con il Langhe dolcetto, un vino che vuole essere autentica testimonianza del dolcetto semplice, di bassa gradazione con le sue innate durezze e ottenuto dai vigneti più giovani.
Anna Maria è molto affezionata a questo vino cosiddetto d’entrata molto piacevole e da pasto, anche se ne produce sempre meno, perché le vigne giovani non sono più così tante.
Passiamo poi al Sorì dij But un dolcetto solo acciaio le cui uve arrivano da diversi vigneti.
Molto apprezzato dalla ristorazione perché, pur mostrando eleganza ha tutte le connotazioni tipiche del dolcetto: grande facilità di beva e una dote innata di perfetto accompagnatore dei piatti della cucina Piemontese spesso anche grassa e dai sapori forti.
I tratti comuni sono un colore rubino e violaceo, dei profumi intensi di viola e confettura fresca oltre a leggere note speziate dolci… questa dolcezza al naso sorprende spesso il degustatore inesperto che ritroverà al palato una freschezza ed un tannino importanti ed inaspettati.
Passiamo al Maioli, ottenuto dall’omonimo vigneto storico. Le vigne sono molto vecchie e producono frutti più piccoli con un maggior rapporto buccia – polpa. Ritengo il Maioli sia il capolavoro di Anna Maria, quello cioè di aver aggiunto alle tipicità del dolcetto un’eleganza ed una raffinatezza incredibili: qui l’equilibrio e la piacevolezza sono all’apice e ripagano Anna Maria di tutto l’impegno e la dedizione per questo vitigno.
Poi passiamo al San Bernardo, prodotto dal vigneto ben visibile dalle finestre della sala degustazione, e che si trova proprio sotto alla cappella dedicata all’omonimo santo.
L’impianto è molto vecchio, lo si capisce dai filari distanziati anche di 4 metri, perché in tempi di povertà tra di essi si coltivava il grano. Anna Maria crede molto nelle sue potenzialità di invecchiamento ed evoluzione: è l’unico Dolcetto infatti che fa legno.
Le uve sono raccolte molto mature, il vino svolge la malolattica in acciaio per poi riposare in botti grandi per 18 mesi. L’importante volume alcolico e l’affinamento conferiscono al vino rotondità, morbidezza e complessità.
Terminiamo con un Maioli 2012, la miglior chiusura possibile alla degustazione: concordiamo sul fatto che possa aver raggiunto la sua piena maturità dandoci una misura del potenziale evolutivo del Dogliani superiore di Anna Maria.
Cosa ci portiamo a casa?
Beh, sicuramente qualche bottiglia di buon dolcetto nelle sue varie tipologie ed un arricchimento personale sul territorio di Dogliani ed il vitigno dolcetto e la conferma di come passione, competenza e dedizione possano portarlo in bottiglia con risultati eccellenti.