29 cantine e oltre 40 etichette sono state celebrate nella spettacolare cornice del Castello di Duino (Trieste) dal festival “Mare e Vitovska”.
L’evento, organizzato dall’Associazione dei Viticoltori del Carso-Kras in collaborazione con i ristoranti della zona ha unito attraverso convegni e degustazioni, tradizione, innovazione e antiche contaminazioni culinarie mitteleuropee.
Regina incontrastata dell’evento è stata la Vitovska, un vitigno autoctono a bacca bianca il cui nome secondo alcuni deriva da Vitez, “il vino del cavaliere” in lingua slovena.
Ed è nel Castello più ricco di Pathos e storie leggendarie della provincia, che la varietà ha trovato la giusta collocazione per poter essere degustata. In questo periodo dell’anno, a ridosso del solstizio d’estate, la natura sboccia nella sua rigogliosa bellezza. Il laghetto di ninfee, le terrazze a picco sul mare e i giardini variopinti si fondono con il turchese del mare, mentre la brezza marina accoglie ad accompagna ospiti e viticoltori in un religioso silenzio.
Coltivata nelle lucenti e misteriose terre di confine che si estendono nella provincia di Trieste, Gorizia e in parte nei territori della confinante Slovenia, la Vitovska è stata selezionata negli anni ’60 da Luigi Lupinc, vignaiolo che ha saputo intuire le grandi potenzialità della varietà e che per primo l’ha innestata su viti americane.
Il suo grappolo è alato, compatto, di forma piramidale, l’acino è sferico, di media grandezza dotato di una buccia sottile e ricco di pruina. La Vitovska è resistente alla gelida Bora invernale, vento che ne forgia il carattere e che influisce sull’ambiente agricolo, favorendo il prosciugamento del terreno e aumentando lo stato siccitoso del suolo flyschoide.
Alla fine degli anni ’90, “il vino del cavaliere” è stato inserito nel disciplinare del Carso DOC dove esprime in un’unica denominazione, il fascino del crocevia di lingue, culture, storie e popoli.
Il Carso vanta un microclima unico dato dalla pendenza dei versanti, l’influenza del mare e i suoli tipici costituiti dalla terra rossa derivata dalla degradazione delle rocce calcaree. La coltivazione del vitigno è affidata a qualche decina di viticoltori che per tradizione familiare e per forte radicamento al territorio, coltivano la Vitovska su piccoli appezzamenti sparpagliati in prossimità dei centri abitati e che fanno capo ad aziende di non grande dimensione.
Ogni produttore interpreta il proprio modo di concepire il vino celebrando l’arte del produrre in vigna nel rispetto della natura. Alcuni lasciano riposare la propria creazione in anfore di terracotta, altri in botti di rovere riuscendo indubbiamente ad esprime in modo perfetto il concetto di vino territoriale, realizzato in modo artigianale e imbottigliato senza processi di stabilizzazione e filtrazione.
La Vitovska è entrata nel patrimonio enoico collettivo; è un vino secco, di buona struttura, complessità e con caratteristiche organolettiche inconfondibili. Il colore varia dal giallo paglierino fino all’ambra. All’esame olfattivo offre una gamma fruttata, erbacea e minerale. Il profumo caratteristico è quello della pera Williams, con accenni di salvia in chiusura. In bocca si avverte una buona acidità, una lieve tannicità unita alla sapidità che giunge magicamente dal vento e dal golfo.
È un vino schietto e diretto che presenta tuttavia peculiarità differenti che rispecchiano il tipo di vinificazione scelto dal produttore.
La molto discussa macerazione sulle bucce e la contestuale nascita degli ormai noti “orange wines”, qui è tradizione e non moda. Decisamente più chiara quando vinificata in “bianco”, cioè senza contatto con la parte che la pigmenta. Viene anche spumantizzata perlopiù con il metodo classico e mantiene sempre la sua caratteristica acidità, la spiccata mineralità e sapidità.
Vino che incanta e che narra di storie di uomini e di mare.
Non resta che degustarla, chiudere gli occhi e sognare.