Il Monterosso è un vino poco conosciuto che prende il nome da una collina alle spalle del borgo medievale di Castell’Arquato. Noto alle cronache del 1500 quando Papa Paolo III ne rimase piacevolmente stupito: “Castell’Arquato fa vini perfettissimi e in gran pregio, et è un gran peccato che questa collina non sia tutta vigna”, solo nel 1974 entra a far parte della DOC Colli piacentini e nel 1984 diventa “Colli piacentini Monterosso Val d’Arda”.
Per la produzione sono ammesse Malvasia di Candia aromatica, Moscato bianco, Trebbiano Romagnolo e Ortrugo (con percentuali variabili dal 20 al 50%); possono inoltre concorrere alla produzione anche il Bervedino e/o il Sauvignon o altri vitigni a bacca bianca. La Malvasia e il Moscato donano aromaticità al vino mentre il Trebbiano e l’Ortrugo conferiscono struttura e corpo. Vengono prodotte le varianti frizzante, ferma (entrambe secca o amabile) e spumante. La variante secca si abbina bene a piatti a base di pesce d’acqua dolce, quella amabile a dolci e dessert mentre lo spumante è ottimo da aperitivo, come accompagnamento di salumi e torta fritta della tradizione piacentina.
Il Monterosso Val d’Arda Festival, quest’anno all’ottava edizione, è una manifestazione ideata dal comune di Castell’Arquato nel 2011 per rilanciare il turismo della Val d’Arda. Per due giorni le vie del borgo medievale si riempiono di turisti e curiosi che risalgono Via Sforza Caolzio fino a raggiungere la Rocca, assaggiando vini e prodotti tipici delle colline piacentine. I principali produttori di Monterosso si alternano a produttori di salumi, formaggi ed artigianato locale, presentando i vini delle loro cantine. La bella giornata ed i graditi assaggi rendono piacevole la salita, incorniciata da eleganti palazzi medievali.
Sono 32 i produttori che il weekend del 28-29 Aprile hanno presentato i loro vini e ad ogni tappa abbiamo potuto degustare tutte le varianti di Monterosso insieme ad altri vini tipici delle colline piacentine (Gutturnio, Ortrugo, Malvasia ed altri). Personalmente non conoscevo il Monterosso e dopo un’intera salita alla Rocca, una discesa, il pranzo e una nuova risalita, ecco quali sono i produttori e i vini che più di tutti mi hanno sorpreso:
– Monterosso Val d’Arda dell’azienda Casa Benna: dall’assemblaggio classico, fermenta per 7 giorni fermandolo per preservare il residuo zuccherino necessario alla rifermentazione che avviene con metodo Charmat. Semi secco, con un bouquet dal caratteristico aroma di Mela Golden. Vignaiolo Indipendente, Alessandro sfoggia orgoglioso la maglietta con il logo F.I.V.I.
– Terre di Guggio dell’azienda Loschi propone un Monterosso fermo con la presenza di un 10% di Sauvignon che dona una piacevole freschezza al palato, rendendolo particolarmente adatto a piatti di pesce di fiume. Degna di nota anche la loro versione frizzante (il Cinque Incontri).
– Campedello “Sur Lie” dell’azienda Croci: un uvaggio tradizionale, con una piccola aggiunta di Sauvignon e Marsanne. Rifermentato in bottiglia, con lieviti naturali. Dal perlage finissimo e dal caratteristico sentore di crosta di pane, sicuramente da non perdere per gli appassionati di vini sui lieviti. Da segnalare è anche il loro Emozione di Ghiaccio, un IceWine a base di Malvasia di Candia e Moscato dalla resa di 5 hl per ettaro.
– Nontiscordardimé dell’azienda Il Rintocco: ultimo dell’elenco solo perché presente allo stand 32, in cima alla salita e all’imbocco della piazza, forse la variante di Monterosso che più mi è piaciuta. A differenza degli altri produttori, una delle uve utilizzate nell’assemblaggio è il Marsanne associato a Ortrugo e Malvasia di Candia; ci ha colpito la sua piacevolezza di beva, semi secco e solo leggermente aromatico.
Abbiamo poi avuto il piacere di ritrovare Maurizia Gentili un’artista che da qualche anno si occupa con dedizione alla sua passione: dipingere con il mosto splendidi acquerelli che ritraggono i paesaggi delle colline piacentine, i vinarelli.
Con un bagagliaio pieno di vino e salumi, lasciamo Castell’Arquato e i suoi vicoli medievali, dopo aver scoperto un ottimo vino, nella speranza di avere suscitato la curiosità del lettore.