Alla Centrare Lavazza, nella zona nord di Torino ristutturata dalla famiglia Lavazza con anche la sede direzionale dell’azienda nella ‘Nuvola Lavazza’, lunedì 10 marzo 2025 si è tenuta la settima edizione de ‘La prima dell’Alta Langa’: un evento nato per presentare agli operatori del settore l’ultima annata di questo metodo classico piemontese, il cui disciplinare prevede minimo 30 mesi di affinamento sui lieviti.
L’allestimento prevede una rapida reception e un guardaroba; nel grande salone sono presenti oltre ottanta produttori, mentre il servizio è ben gestito dai sommelier AIS, che governano anche la distribuzione di formaggio Roccaverano e di Prosciutto Crudo di Cuneo tagliato a mano.
Due Seminari, uno sulla storia delle ‘bollicine’ in Piemonte e l’altro sui suoli della zona dell’Alta Langa, completano la proposta promozionale.
Tra gli operatori troviamo aziende di grandi dimensioni, molto conosciute anche nella grande distribuzione, come Tosti1820, Gancia, Bosca; ma anche produttori più piccoli come per esempio Ivaldi, Abrigo.

Sono già alcuni anni che il mercato mondiale mostra sempre più interesse per le bollicine (il Prosecco, sebbene non sia un metodo classico, come ‘bollicina’ supera ogni anno i propri record milionari di numero di bottiglie vendute nel modo, competendo all’estero talvolta nientemeno che con lo Champagne); in questo scenario, i produttori piemontesi da alcuni anni hanno iniziato a ‘fare sistema’ per coprire questa fetta di mercato vinicolo, puntando sulla qualità e sulla promozione di questo vino come prodotto anche complesso, in grado di accompagnare tutto il pasto.
Per enfatizzare la qualità e la complessità che l’Alta Langa è in grado di mostrare, soprattutto i grandi produttori presentano, in aggiunta alla ‘prima’, annate con una lunga / lunghissima permanenza del vino sui lieviti: Fontanafredda quasi una verticale del suo ‘blanc de noir’ Vigna Gatinera, con 72 ed anche 108 mesi sui lieviti: il corpo del pinot nero è integrato da note di nocciola e vaniglia che, come al naso si ritrovano in bocca, per terminare sempre con una buona freschezza, sapida ed agrumata. Gancia presenta un 60 ed un 120 mesi (5 e 10 anni di immobilizzazione di capitale!). Quest’ultima nota tra parentesi spiega il perché soprattutto i produttori con una solida copertura economica riescano a far maturare il vino con gli lieviti per così tanto tempo, permettendosi quindi di occupare magazzino senza mettere a reddito rapidamente il prodotto.
I produttori più piccoli comunque, sebbene con meno disponibilità economica, riescono quasi sempre a mettere a frutto la loro grande bravura producendo magari ‘solo’ vini relativamente giovani – ad esempio la Tenuta il Falchetto, famoso per i suoi moscato, presenta annate 2018 e 2020 –, con comunque una pulizia ed eleganza al naso e coerenza tra naso e bocca, che rafforzano il senso di alta qualità di questo vino. Ivaldi, avendo suoli più argillosi, punta ad una Alta Langa più corposa, gastronomica, coerente con il terroir.
La vera sfida, ancora in corso, è quella di posizionare l’Alta Langa a livello dello Champagne: per quanto riguarda la proposta enoturistica, questa sfida è già stata vinta, perché le cosiddette ‘cattedrali sotterranee’, le cantine di fine ottocento costruite a Canelli per conservare i vini ‘metodo classico’, sono delle eccezionali opere murarie che vale assolutamente la pena vedere.