Stefano Amerighi acquista i primi terreni all’inizio degli anni 2000 a Poggiobello di Farneta, nel comune di Cortona. Adesso gli ettari vitati sono circa 7 e sono piantati maggiormente a Syrah (i cloni selezionati arrivano dalla Valle del Rodano, territorio di elezione del vitigno francesce), coltivati secondo i crismi della biodinamica. La sua filosofia agriculturale è scandita dalle fasi lunari e planetarie e si avvale dell’aiuto di preparati biodinamici e del sovescio nella stagione invernale per vivificare il terreno. La difesa fitosanitaria è affidata soltanto a rame e zolfo distribuiti in minime quantità.
La Syrah è la protagonista assoluta e subisce ben 17 vinificazioni differenti, rispettando caratteristiche dell’uva e del terroir. I grappoli, raccolti rigorosamente a mano, rimangono integri per poi essere pigiati con i piedi, alla vecchia maniera, in vecchi tinelli di cemento.
La fermentazione si sviluppa naturalmente con lieviti indigeni e senza aggiunta di solforosa o controlli sulla temperatura. L’affinamento avviene in vasche di cemento e in legni scarichi (vecchi di 12 anni e, quindi, con rilascio nullo di aromi terziari) per 14 mesi, dopodiché il vino viene imbottigliato senza filtrazione o stabilizzazione e attende 1 anno prima di essere commercializzato. Dal 2014 sono in corso delle sperimentazioni di affinamento in “uova di ceramica” che stanno dando buoni risultati essendo materiale neutro e inerte che garantisce l’assenza residuale di metalli pesanti nel vino.
Degustazione:
All’esame visivo il campione si presenta di un rosso rubino che tende al violaceo, la ricchezza antocianica rende il colore impenetrabile.
All’olfatto, avendo nel mio caso aperto la bottiglia per l’assaggio un’ora prima della degustazione, la presenza ossidativa è minima e, muovendo leggermente il bicchiere, viene fuori fin da subito il ribes nero che si porta a braccetto chiodi di garofano, pepe nero e noce moscata.
L’ingresso in bocca è di una eleganza rara e coerente con l’esame olfattivo, le note fungine e di tartufo nero ballano con la sapidità su un sfondo balsamico di liquirizia che regala una discreta persistenza.
Sono curioso di riassaggiare questo vino tra qualche anno perché, sicuramente, avrà altro da raccontare.
Il Syrah 2014 di Stefano Amerighi è ricco di personalità, tanto che se avessi un pennello potrei dipingerlo.
Se fosse un tessuto sarebbe, di certo, il velluto.
Se fosse una canzone sarebbe “Blowing in the wind” di Bob Dylan.
L’abbinamento cibo/vino, che in questa occasione mi ha dato molta soddisfazione, è quello del Syrah con dei crostoni di pane agliato con funghi porcini dell’ultima stagione autunnale.
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