La prima volta che assaggiai il Cesanese mi trovavo in una storica enoteca romana chiamata Cul de Sac in Piazza Pasquino, sulla bottiglia c’era scritto Silene, fu amore a prima vista.
Oggi mi ritrovo tra i sali e scendi e le infinite curve che mi portano ad Affile, il primo dei comuni che ho deciso di andare a visitare per cercare di capire meglio questo grande e purtroppo (per noi) poco conosciuto vitigno autoctono del Lazio, grazie all’aiuto di Michael Formiconi, il più giovane dell’omonima azienda.
Il territorio è vario, e anche qui, come in tutta Italia, parti della collina sono state inghiottite dalle fiamme e i cinghiali sfuggiti al fuoco, non trovando altra frutta, hanno attaccato le uve dei vigneti circostanti tant’è che molti produttori a causa di questa “migrazione” hanno dovuto correre ai ripari recintando i propri terreni.
Il Cesanese ha radici antiche, le prime coltivazioni risalgono all’epoca romana intono al 133 a.C.
Un tempo questi luoghi erano coperti interamente da boschi che venivano tagliati per poter piantare la vite a da qui il termine Cesanese ossia vino prodotto nelle “caesae”, “luoghi dagli alberi tagliati”.
Non appena arrivato a Località Farinella ad Affile, mi accoglie sorridente un ragazzone di circa trenta anni con una bella barba, il suo nome è Michael Formiconi.
Ci avviciniamo ai vigneti limitrofi l’azienda e Michael mi inizia a raccontare come tutto è iniziato…
La società agricola nasce da un’idea di suo padre e i suoi fratelli nel 2002, il primo vigneto piantato, oggi, ha circa cinquanta anni e viene utilizzato per il vino Cisinianum.
La conduzione è biologica non certificata, solo trattamento rame e zolfo e la vite è allevata con cordone speronato.
Michael mi spiega che esistono due varietà di Cesanese: quello Comune e quello di Affile.
Il Cesanese Comune ha il grappolo alato e gli acini più grandi rispetto a quello di Affile che invece risulta piccolo e compatto con un grande rapporto buccia polpa e per questo motivo destinato a lunghi affinamenti. Avendo una buona acidità, questo vitigno viene vendemmiato tardivamente, intorno alla metà di ottobre.
Il Cesanese ha una radice di circa cinque/sei metri che gli consente di andare ad attingere tutte le sostanze di cui ha bisogno anche durante le stagioni meno fortunate.
L’azienda Formiconi conta quasi due ettari di terreno e produce due soli vini, entrambi con Cesanese di Affile che crescono su due zone completamente differenti pur avendo una distanza di pochi metri l’uno dall’altro.
Il vigneto più antico costeggia la casa ed è composto da terra mista e argilla ed è quello destinato al vino più “semplice” il Cisinianum che sosta nove mesi in acciaio ed è subito pronto per l’imbottigliamento.
Il secondo vigneto è destinato al Capozzano, il vino di punta dell’azienda, con terreno completamente argilloso e un’escursione termica maggiore rispetto all’altro. La sua magnifica esposizione garantisce una perfetta maturazione delle uve e a causa della ripida pendenza, l’azienda Formiconi viene collocata tra i produttori di viticoltura eroica.
Il Capozzano viene vinificato in acciaio con follature fatte a mano per non stressare il vino e affinato in piccole botti di rovere per 18 mesi per poi proseguire il riposo di altri 8 in bottiglia.
E’ un vino che risulta godibilissimo dopo i primi 5 anni, ma raggiunge la sua massima espressione dopo i 10.
Michael racconta che quando aveva 18 anni, veniva in questa zona con suo padre ed alcuni taglialegna ad abbattere faticosamente gli alberi per poter piantare questa vigna perché era tutto completamente ricoperto di boschi.
Entrambi i prodotti hanno in etichetta la bifora del campanile di Affile, magistralmente disegnata a mano da un frate di Santa Scolastica. L’unica differenza è lo sfondo: nero per il Cisinianum e bianco per il Capozzano.
Qualche anno fa la Doc Affile stava per scomparire: è grazie all’azienda Raimondo se questo non è successo.
Oggi Affile è una grande realtà, con molti produttori intelligenti come l’Azienda Formiconi. Saluto e ringrazio Michael per la bella chiacchierata e per avermi fatto respirare questo bellissimo territorio e proseguo per Serrone dove mi aspetta Armando Terenzi, il figlio di Giovanni di cui vi parlerò nei prossimi articoli.